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al testo di Salvatore Armando Santoro
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Sono prigioniero di te, non vedo il tuo volto rabbioso d'una sera d'autunno ma quello gioioso di un giorno d'estate. Quel volto oscuro non ti si addice, ti rende strana e inumana.
Ero abituato a cogliere sorrisi, tu sempre le mie lacrime e la tua mano era sempre pronta ad asciugarmi il volto.
Ti chiedevi del perché del mio pianto adesso forse l'hai capito, avevo esorcizzato l'abbandono ma mi hai chiuso il cancello in faccia lo stesso. Continuo a vederti, prigioniera dei tuoi vizi, delle tue desolazioni, ma non potrò, né vorrò, mai più averti.
Anche se tu volessi anche se tu aprissi i tuoi cancelli resterei fuori dal tuo giardino a guardarti seduta sulla panchina dinnanzi ad un prato artificiale, e resterei al di qua delle sbarre a torturarmi, ad ascoltare quando strimpellavi una chitarra con una corda rotta.
Ti vedrò sempre com'eri in quel tempo, forse ancora bambina anche se donna matura, con lo sguardo sereno felice di avermi in pugno, convinta di non più lasciarmi, convinta del mio amore immortale.
Nelle tue mani solo granelli di sabbia ora osservi, granelli che non scintillano al sole ma che bruciano la pelle.
Salvatore Armando Santoro (Donnas 8.7.2018 – 21,07)
L'immagine è tratta dal portale: http://cav.unibg.it/elephant_castle/web/uploads/immagini/zoom/838b5851d4a7e1f7469bdc7f8ba22e35ed595faf.jpg |
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